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Per il 57% dei malati di Covid italiani, il virus è stato trovato negli occhi

Il virus identificato sulla superficie oculare di quasi 6 pazienti su 10 da un team di ricerca di Università dell’Insubria e Asst Sette Laghi. Questo è quanto emerso dall’analisi dello studio che poi è stato pubblicato sulla rivista Jama Ophthalmology. Il team di ricercatori sospetta che le lacrime possano essere un’ulteriore fonte di trasmissione del virus, un ipotesi che però deve ancora essere confermata.

La ricerca è stata svolta tra aprile e maggio 2020 e sono stati raccolti campioni di lacrime da entrambi gli occhi di 108 pazienti, 91 dei quali avevano ricevuto esito positivo a Covid-19 ed erano ricoverati presso tre Unità di Terapia Intensiva (ICU) nella Lombardia settentrionale, epicentro del primo focolaio europeo. Gli altri 17 erano volontari sani, arruolati come gruppo di controllo. In totale, il virus è stato rilevato sulla superficie oculare in 52 pazienti su 91. Secondo Claudio Azzolini, professore di Oftalmologia all’Università dell’Insubria di Varese: “Lo scopo principale dello studio era quello di investigare sulla presenza del virus Sars-CoV-2 nell’occhio, considerato che il virus è stato trovato in numerosi organi e apparati oltre che nei polmoni. Abbiamo preso il secreto lacrimale al letto dei pazienti affetti da Covid con apposite spugnette e con una delicata tecnica standard. Il secreto è stato sottoposto a ricerca del virus con test molecolari altamente specifici. Materiale virale è stato trovato in più della metà dei pazienti studiati. Il virus è stato trovato negli occhi anche in alcuni pazienti con malattia conclamata ma con test naso faringeo negativo”.

I risultati dello studio fanno riferimento a un sottogruppo di 41 pazienti, che sono stati sottoposti ad un doppio screening, con tamponi nasofaringei e congiuntivali, a meno di 48 ore di distanza. Ciò è stato fatto per scongiurare l’ipotesi di un cambiamento nella carica virale tra un test e l’altro visto che ciò avrebbe falsato i risultati. Dei 41 pazienti, 17 sono stati trovati negativi per il tampone nasofaringeo nonostante la loro diagnosi Covid-19. Tuttavia, quando i ricercatori hanno effettuato un secondo tampone da entrambi gli occhi, 10 di loro sono risultati positivi.

Questi risultati potrebbero rivelarsi utili per scovare le infezioni che sfuggono ai tamponi. “Ricontrollare il risultato dei test molecolari nasofaringei con un secondo tampone oculare può ridurre il tasso di falsi negativi”, afferma Claudio Azzolini. “Ciò suggerisce che eseguire un ulteriore test molecolare agli occhi di chi è negativo al tampone al naso e alla faringe può invertire quel risultato iniziale, svelando che il virus è in realtà nelle lacrime”. 

Secondo i ricercatori, la trasmissione per via oculare sarebbe favorita e viaggiare su particolato atmosferico e rimanere in essa per giorni grazie alle caratteristiche dell’area della pianura padana che è poco ventosa e inquinata. Una volta infettate dal particolato, le lacrime raggiungerebbero la gola, infettando potenzialmente sia il sistema respiratorio superiore che quello inferiore. Le lacrime possono quindi essere una porta d’entrata per la malattia. Anche il caso di Li Wenliang”, il medico-eroe fra i primi a perdere la vita in Cina, può essere un esempio di tale diffusione. Perciò è sempre raccomandato l’uso di protezioni per gli occhi, sopratutto per chi lavora in ambienti fortemente a rischio di trasmissione come cliniche, centri e ospedali.