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Intervista al Direttore dell’Unità Operativa di Oculistica dell’Ospedale San Giuseppe a Milano, dott. Stefano Mattioli

Per il nostro portale Guarda bene, abbiamo avuto l’onore e il piacere di intervistare il dott. Stefano Mattioli che ci ha raccontato in esclusiva le curiosità e gli aspetti professionali del suo lavoro. Buona lettura!

Dottor Mattioli, come prima domanda per i lettori di Guarda bene, le chiederei brevemente di raccontarci il suo excursus professionale.

Ho iniziato la mia carriera come Assistente ospedaliero c/o la Clinica Oculistica dell’Ospedale San Paolo dove sono rimasto per 19 anni.  Dal 2010 sono all’ Ospedale San Giuseppe, gruppo Multimedica, e dal maggio 2020 sono Direttore dell’Unità Operativa di Oculistica di questo ospedale. Mi sono sempre occupato di chirurgia, in modo particolare di quella vitreo-retinica, ma con un’ampia casistica anche di chirurgia del segmento anteriore (cataratta, glaucoma e chirurgia rifrattiva). Ho al mio attivo oltre 10.000 interventi eseguiti.

Attualmente lei è Direttore dell’Unità Operativa di Oculistica dell’Ospedale San Giuseppe a Milano. Può raccontarci alla luce della recente crisi pandemica, com’è cambiato il suo lavoro?

In quest’anno e mezzo di pandemia ci siamo purtroppo abituati ad una serie di procedure che ci potessero permettere di continuare a lavorare in condizioni relativamente sicure anche nei momenti più difficili. I pazienti prima di essere operati devono eseguire un tampone molecolare (48 ore prima dell’intervento), controllo della temperatura prima dell’accesso in ospedale, schermi protettivi in plexiglass sugli strumenti che usiamo per esaminare i pazienti e naturalmente mascherine FFP2, guanti e qualche volta occhiali protettivi che indossiamo nel corso delle visite. Va ricordato che gli oftalmologi rappresentano una delle specialità più a rischio di contagio, sia per la prossimità al paziente nel corso dell’esame clinico che per l’elevato numero di assistiti che ogni giorno vediamo nei nostri ambulatori.

In che modo è stato coinvolto il distretto oculare nell’infezione da COVID19?

Il Coronavirus è stato isolato nelle lacrime di pazienti infetti, anche se non è chiaro in che misura questa possa essere considerata una via di trasmissione del contagio. E’ noto inoltre (i lavori pubblicati riguardano prevalentemente pazienti ospedalizzati) che il virus può determinare anche una congiuntivite la cui prevalenza in alcune casistiche è riportata superiore al 30%.

Quali sono oggi gli interventi più richiesti, le nuove tecniche e le ultime tendenze in Oftalmologia?

L’intervento oftalmico più eseguito in assoluto è senz’altro quello per la cataratta. Si stima che ogni anno in Italia vengano operate oltre 600.000 persone per tale patologia. Lo standard è la facoemulsificazione (cioè l’aspirazione del cristallino mediante una microcannula che vibra ad altissima frequenza) ed il contestuale impianto di una lente intra-oculare, con la quale, oltre a ripristinare la trasparenza, cerchiamo di correggere anche i difetti di vista pre-esistenti.  L’ Oftalmologia, sia nella diagnostica che nella chirurgia è fortemente supportata da strumentazione ad elevata tecnologia che ha notevolmente migliorato il nostro modo di lavorare.  Basta pensare all’OCT nella diagnosi delle patologie retiniche, ai differenti tipi di laser (Argon, Yag, Femtosecondi, Eccimeri) che quotidianamente utilizziamo per trattare patologie dei vari distretti oculari, alle lenti intra-oculari “premium”(EDOF, trifocali, toriche) che ci consentono in molti casi di liberare il paziente dalla necessità di usare occhiali.

I disturbi della vista sono in aumento tra la popolazione, ma nonostante questo, le visite oculistiche sono spesso rimandate o annullate. Come si spiega questo fatto?

Sono certamente d’accordo; le patologie dell’anziano e in generale tutte le patologie degenerative diventano più frequenti con l’aumentare dell’aspettativa di vita e non va dimenticato che anche la miopia nei giovani è in aumento. Sappiamo che l’insorgenza della miopia è geneticamente determinata, ma anche fortemente influenzata dalle nostre abitudini visive che ci portano ad utilizzare i nostri occhi prevalentemente a distanza ravvicinata per molte ore al giorno ( PC, smartphone e dispositivi vari). La paura del contagio ha effettivamente, soprattutto nel 2020, tenuto molti pazienti lontano dagli ospedali. Ovviamente la mancanza di accertamenti e controlli ha inevitabilmente portato a peggioramenti, a volte purtroppo irreversibili, delle condizioni cliniche di molti pazienti.

Per finire l’intervista, vuole ricordare l’importanza di sottoporsi a regolari visite di controllo?!

Per concludere credo che tutti, in particolare le persone con più di 40 anni dovrebbero sottoporsi ad una visita oculistica; oltre all’esame della vista è fondamentale un controllo del fondo e del tono oculare per una diagnosi precoce di patologie che potrebbero essere ancora inavvertite dal paziente.  Naturalmente in caso di patologie già diagnosticate i controlli vanno eseguiti con la cadenza suggerita dal proprio specialista di fiducia.

Ringraziamo ancora una volta il dott. Mattioli per il tempo dedicatoci e per l’esaustività con la quale ha risposto alle nostre domande.