Tra gli effetti a lungo termine della pandemia si registra un aumento dei disturbi visivi, non solo tra giovani e studenti, ma anche tra adulti coinvolti nello smart working. L’uso prolungato di dispositivi digitali e la riduzione delle attività all’aperto, con conseguente esposizione limitata alla luce naturale, hanno portato a un incremento di problemi come la miopia e l’affaticamento visivo.
I sintomi più comuni includono calo della vista, cefalee leggere ma persistenti, rossore oculare, lacrimazione e difficoltà di messa a fuoco. Non si tratta di demonizzare il lavoro digitale, ma di riconoscere come uno stile di vita sbilanciato possa influire sulla salute oculare.
La soluzione? Semplice e alla portata di tutti: alternare il tempo davanti agli schermi con pause regolari all’aria aperta. Gli oculisti consigliano di trascorrere almeno un’ora all’aperto per ogni ora di lavoro al computer, favorendo l’esposizione alla luce naturale. L’occhio umano è progettato per la messa a fuoco a distanza, e guardare troppo a lungo oggetti vicini può accelerare la comparsa di disturbi visivi.
Riequilibrare le abitudini quotidiane può essere la chiave per proteggere la vista, migliorando la qualità della vita anche in un’era sempre più digitale.